Acqua dolce

Quando si pensa ad un acquario di acqua dolce le prime immagini visualizzate sono quelle di pesci che nuotano in ambienti più o meno ricchi di piante ma oltre ai pesci possiamo introdurre anche un certo numero di invertebrati oppure fare una vasca dedicata al loro allevamento. Gli invertebrati che abbiamo a disposizione in acquariofilia si dividono sostanzialmente in due categorie: i molluschi ed i crostacei.

Delle due famiglie quella sicuramente più presente nelle nostre vasche è quella dei molluschi che annovera al suo interno le classiche “lumachine” (Melanoides turbeculata o Planorbis cornesus le più comuni) incubo di molti acquariofili che vedono le loro piante minacciate da questo flagello. In realtà le lumache svolgono una serie di azioni molto utili all’equilibrio dell’acquario, sono buoni detritivori che contribuiscono ad eliminare i frammenti di vegetali marcescenti, specialmente le melanoides turbeculata grazie alla loro propensione ad interrarsi durante il giorno ed uscire nella notte contribuiscono a rimescolare il fondo ossigenando quest’ultimo che così potrà vedere la proliferazione di batteri denitratori e non ultimo sono ottimi indicatori riguardo alla qualità dell’acqua. Infatti se siamo in presenza di accumuli di sostanze nocive in vasca assisteremo ad una migrazione delle lumache verso la superficie dell’acqua in cerca di condizioni migliori.

Le lumache possono essere introdotte accidentalmente nell’acquario sotto forma di uova che si possono trovare aggrappate alle piante che abbiamo acquistato oppure possono essere introdotte volontariamente e in questo caso le più richieste sono senza dubbio quelle appartenenti al genere ampullaria (ampullaria australis, caniculator, cuprina e paludosa) che con il guscio di un bell’arancione acceso e le dimensioni che possono arrivare a 6 cm dona un tocco di colore e fascino in più in vasca.

Se è vero che la presenza di lumache può portare benefici è altrettanto vero che un numero eccessivo può risultare antiestetico o addirittura provocare squilibri in acquario; per limitare la loro presenza possiamo ricorrere all’introduzione di pesci che si nutrono delle uova,l’esempio più classico è quello del botia macracanthus ma sono altrettanto validi altri rappresentanti del genere botia come il botia striata, modesta, morleti per citarne alcuni oppure tutti i catfish del genere synodontis.

L’introduzione di questi pesci deve però essere racchiusa in un progetto ben preciso e non finalizzata solamente alla loro funzione di sterminatori di lumache in quanto tutti questi pesci hanno delle esigenze ben precise in fatto di spazio e condizioni ambientali; altrimenti si rischia oltre che di far soffrire inutilmente un pesce che la soluzione sia più dannosa del problema.
Oltre alle lumache esistono anche dei bivalvi comunemente chiamati cozze d’acqua dolce (presenti anche nei nostri fiumi) che come tutti i bivalvi vivono sul fondo parzialmente insabbiati e si nutrono principalmente di plancton vegetale e microalghe, svolgono anche una buona azione di filtraggio dell’acqua; il rischio che la loro morte inquini tutta la vasca è talmente alto che ne sconsigliamo il loro impiego in acquario.

Tra gli invertebrati d’acqua dolce un fascino particolare lo rivestono i crostacei ed in particolare i gamberetti che negli ultimi anni hanno mietuto sempre più vittime tra gli appassionati, che sempre più spesso si cimentano in una o più vasche dedicate al loro allevamento. In passato il gamberetto più allevato è stato senza dubbio la caridina japonica che pur affascinante non ha riscosso un particolare successo vista la sua livrea semi trasparente associata ad un grado di difficoltà di riproduzione abbastanza elevato. Negli ultimi anni il mercato ha iniziato a proporre anche esemplari del genere neocaridina che grazie ad una serie di livree molto appariscenti (esistono varianti rosse, blu, verdi, a bande, bianche, ecc..) e alla loro relativa facilità nella riproduzione si sono fatte sempre più popolari in campo acquariofilo.

Viste le dimensioni massime che raggiungono questi invertebrati (2-3 cm) ed il fatto che sono parte della dieta di moltissimi pesci è auspicabile dedicare loro una vasca (si può partire da qualche decina di litri) che abbia una buona vegetazione che includa possibilmente un tappeto di vescicularia dubyana (o muschio di Giava) e qualche legno sommerso. Le caratteristiche dell’acqua e la temperatura non sono fondamentali anche se i valori ottimali si hanno con una temperatura intorno ai 18-22 gradi ed una durezza totale con valori medi intorno ai 10 gradi.

Oltre ai gamberetti si possono ospitare anche granchi o gamberi decisamente più grandi; ma se per le caridine o neocaridine la soluzione di un acquario dedicato è principalmente motivata dal fatto di evitare la predazione da parte di pesci, in questo caso l’acquario dedicato senza la presenza di pesci è motivata dal fatto che i gamberi ed i granchi (che possono arrivare anche a 20 cm) con le loro chele possono catturare e predare eventuali pesci presenti in vasca. Il loro allevamento rimane comunque una sfida molto affascinante che riserverà sicuramente notevoli soddisfazioni a coloro che si cimenteranno sia con questi grandi crostacei ma in generale con tutti gli invertebrati inseribili in acquario.